Potremmo pensare la nostra casa come un secondo guscio che ci protegge dagli invadenti agenti esterni. 

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Molte pratiche, tra cui quelle che ovoNovo attualmente vi propone, sono finalizzate a gestire le ansie e gli stress a cui la vita ci sottopone; è però innegabile che sia più semplice trovare il proprio equilibrio psico-fisico distesi su un prato in aperta campagna, piuttosto che immersi nel rumore di un incrocio cittadino all'ora di punta. 

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Ecco allora che la casa diventa il nostro secondo guscio; il "punto" a noi familiare, in cui ci rispecchiamo e al quale torniamo per immergerci in una pausa rigeneratrice.

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La casa dunque, dovrebbe essere un luogo "nostro", un luogo vissuto diversamente da ognuno di noi, che riflette e rispetta la nostra personalità e, le nostre esigenze del momento.

Ma noi cambiamo in ogni istante; allora sarebbe bello che questa casa potesse trasformarsi agevolmente, armonizzandosi in continuo con il nostro sentire e con i nostri bisogni. 

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Quindi due sono sostanzialmente gli aspetti da considerare nell'approccio alla progettazione di una casa: oggi, chi è la persona che ci andrà ad abitare e, domani, questa persona sarà diversa.

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È impossibile sapere come saremo e quindi non possiamo immaginare come questo spazio dovrà essere; è intuibile quindi, che la progettazione dovrà garantire la massima flessibilità in considerazione e nel rispetto dell'eventuale struttura già esistente e della possibilità di investimento. 

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L'impresa non è semplice, ma tanto, veramente tanto, si può fare in tale direzione.

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Un buon inizio è comunque sempre un buon presupposto; quindi, ancora una volta, è utile tornare al "momento". Prima di chiederci cosa saremo domani, proviamo a chiederci cosa siamo ora.

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Quello che ho potuto osservare negli anni in cui ho lavorato in questo campo, è la difficoltà, da parte di coloro che con entusiasmo si accingono a realizzare la "loro casa", a individuare le proprie reali esigenze.

Può sembrare strano, ma non lo è affatto; infatti il nostro immaginario è profondamente condizionato dall'idea di "casa" che la cultura, i messaggi mediatici, le persone che ci circondano ci trasmettono. 

Ci deve essere la cucina, possibilmente ben accessoriata perché non si sa mai si dovesse organizzare una cena per 20 amici; questi amici occorrerà accomodarli a tavola  e,  perché no, offrirgli un aperitivo seduti in un confortevole divano in salotto; in questa nuova casa dovrà esserci una camera da letto e una seconda camera per un eventuale bambino o per ospiti che arriveranno a trovarci; e avanti così. 

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 Perfetto, tutto si può fare.

 

Scalfendo però solo un pochino questa idea di casa e andando a indagare, anche in modo estremamente superficiale, sullo stile di vita di chi si approccia a realizzare la  "casa", può emergere che: non esiste nessuna passione nel cucinare; non si è mai avuto né l'occasione né il desiderio di ospitare e che, per il momento, non siamo stati sfiorati neppure lontanamente dall'idea di fare figli. In settimana lavoriamo fino a tarda sera e quando finiamo torniamo a casa per una rapida doccia e un cambio d'abito per poi uscire velocemente, oppure ci si compra una pizza che si mangia da soli o con amici, stravaccati sul tappeto davanti al televisore.

Il fine settimana si cerca di trascorrerlo in montagna, ma quando non si va via, vorremmo tanto poter praticare il Tai Chi a casa; ci piacerebbe ascoltare della buona musica dall'apparecchiatura costosissima che abbiamo acquistato e che, con rammarico, abbiamo previsto di relegare in un angolino in modo che non  occupi troppo spazio.

 

E allora sorge spontanea la domanda: perché? 

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Perché la cucina super attrezzata? Perché la zona divani? Perché la zona pranzo? Perché la camera degli ospiti?

La risposta è: "Perché potrebbe servire in futuro". Certo che potrebbe, ma stiamo vivendo ora e non possiamo sapere di cosa avremmo bisogno domani. 

Magari, invece di ospitare amici, ci appassioneremmo al biliardo e dovremo fare abbattere il muro costruito per delimitare la camera degli ospiti, dovremo smantellare il  pavimento di quella stanza per uniformarlo allo spazio attiguo e quindi ricavare un locale sufficientemente grande.

Più facilmente ci rinunceremo e penseremo che è un peccato aver ridotto la metratura di quel grande spazio. Ci ritroveremo con quella stanzetta che utilizzeremo come sgabuzzino e che sarà talmente disordinata che non ci potremo neppure entrare. 

 

L'altra ipotesi, per coloro i quali hanno sostanziose possibilità finanziarie, consiste nel comperare un'altra casa o intervenire con una pesante ristrutturazione sull'attuale; in questo nuovo progetto, finalmente, potrà trovare posto l'agognato biliardo.  Però, per essere previdenti e non rischiare più di sbagliare, perché non prevedere anche una camera studio per il bambino futuro, che andrà certamente all'università, avrà tanti amici con i quali studiare e così  visti i tempi, potrà rimanere a casa e noi l'avremo, senza parere, sott'occhio. 

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Si innesca cosí un meccanismo perverso dal quale solo i fortunati progettisti che verranno interpellati ne usciranno soddisfatti.

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Perché allora non provare a modificare l'approccio?

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Con coraggio, onestà e fermezza, abbandoniamo l'immaginario della casa che la nostra mente si é costruita e chiediamoci con serenità: "Come mi piace vivere in questo momento? Di cosa ho bisogno?"

 

Ci vuole appunto coraggio per ammettere che: la cucina non ci serve a nulla; ci vuole coraggio ad ammettere che della parete- libreria, che fa tanto intellettuale, non ce ne facciamo nulla parchè non leggiamo dai tempi della scuola; ci vuole coraggio a spiegare a nostro padre che la zona divani, che costa come l'appartamento e che lui generosamente vuole regalarci, sarebbe solo una grande seccatura perché dovremo difenderla in continuazione dai nostri quattro gatti ansiosi di farsi le unghie, dalle scarpe dei nostri amici che non avranno più spazio per stravaccarsi sul tappeto e dal pomodoro della pizza che inesorabilmente cadrà dalla fetta che, affamati, ci stavamo portando alla bocca. 

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Ci vuole coraggio ad avere una casa che non rispecchi i canoni tradizionali e universalmente accettati. 

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Fortunatamente siamo però tutti diversi e ci sarà sicuramente chi, dopo aver indagato sulle proprie esigenze e sulla propria interpretazione di casa, concluderà che non gli importa nulla che la casa rispecchi il suo modo di essere e che desidera invece trasmettere attraverso di essa l'immagine di sé che ama dare agli altri.

Ci sarà chi - ed io in questo momento sono tra questi - in una casa assolutamente tradizionale ci sta benissimo e, ancora, chi si sentirebbe assolutamente a disagio a dover discutere " anche su una casa!" e che " va bene tutto basta che mi lascino tranquillo". 

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Va tutto benissimo; qualsiasi sia la scelta, sarà la scelta giusta e sarà la casa dei nostri sogni, a patto, però, che la scelta sia fatta con consapevolezza.

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Si torna così a parlare di quanto sia importante la consapevolezza, sia che l'oggetto sia il proprio corpo, la propria mente e il proprio essere nel suo complesso, sia che riguardi l'ideazione e la realizzazione della propria casa ed di ogni cosa che ci coinvolge e di quanto sia controproducente la delega ad altri delle nostre scelte.

 

 

Siamo finalmente arrivati a quanto ovoNovo vi propone.

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Vi offriamo di seguirvi nel processo di individuazione dei vostri bisogni reali in relazione a come vi piace vivere ora, relativamente al contesto reale che state vivendo; ve lo proponiamo perché abbiamo imparato a farlo e ne abbiamo esperienza.

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Alla luce di quanto emerso, se non avete trovato ancora uno spazio, possiamo fornirvi consulenza durante la ricerca perché abbiamo visto un numero infinito di case é abbiamo l'occhio allenato per visualizzarne le potenzialità.

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A questo punto il grosso del lavoro è fatto e voi vi progetterete la vostra casa senza delegare a nessun progettista, perché solo voi potrete costruirvi il secondo guscio che vi rispecchia.

Il progettista interverrà per individuare le soluzioni tecniche possibili alla realizzazione del vostro disegno e per assicurare allo spazio che state trasformando la maggiore flessibilità possibile garantendogli  di  poter cambiare insieme a voi. 

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Le obiezione più frequenti che a questo punto possono emergere sono: "mi affido a un professionista appunto perché non ho voglia o non ho tempo  di occuparmene";  "mi affido a un professionista perché ha più gusto di me"; "mi affido a un professionista perché non ho la minima idea di come mi piacerebbe la mia casa".

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Noi vi  offriamo di dirigervi e coordinarvi il lavori in modo tale che non abbiate perdita del vostro tempo e che il vostro progetto possa terminare in tempi accettabili. Per quanto riguarda il "gusto", siamo convinti che il bello sia garantito dall'armonia e che se vi lascerete andare a quello che sentite il risultato sarà assicurato.

Non dimentichiamo che é la nostra casa e che non possiamo delegare il "buon gusto" ad altri.

La nostra casa è quello che siamo e quindi, se capiamo come siamo in questo momento sappiamo anche come dovrà essere il nostro spazio.